L’Italia è stata deferita dinanzia la Corte di Giustizia dell’Unione europea per due cause distinte riguardanti la legislazione ambientale e per la precisione: l’inquinamento atmosferico e l’inquinamento dell’acqua
La prima causa riguarda l’inquinamento atmosferico e la mancata protezione dei cittadini dagli effetti del biossido di azoto (NO2) che invita l’Italia a rispettare i valori limite convenuti sulla qualità dell’aria e ad adottare misure adeguate per ridurre i livelli di inquinamento in dieci agglomerati in cui risiedono circa sette milioni di persone.
La seconda causa contro l’Italia riguarda l’inquinamento dell’acqua. L’Italia non garantisce che tutti gli agglomerati con una popolazione di oltre 2.000 abitanti dispongano di reti fognarie per le acque reflue urbane e che queste ultime siano trattate in modo adeguato prima dello scarico, come prescritto dalla direttiva concernente il trattamento delle acque reflue urbane.
L’Unione europea ritiene che 620 agglomerati in 16 regioni – Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli- Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto – violino le norme europee sugli obblighi di raccolta o trattamento delle acque reflue urbane.